Il concetto di “qualità di vita” è una nozione relativamente recente. Per molti anni le cure mediche sono state dirette unicamente alla malattia ed alla sopravvivenza. Al giorno d’oggi invece viene data molta più importanza a quella che noi appunto chiamiamo “qualità di vita del paziente”, perché, oltre al trattamento diretto della malattia e dei sintomi, occorre prestare attenzione anche alla promozione del funzionamento psicologico, fisico e sociale.
Infatti diverse definizioni di “qualità di vita” fanno riferimento a quattro componenti principali:

  1. Il funzionamento fisico
  2. Lo stato psicologico
  3. Il funzionamento sociale
  4. I sintomi della malattia o il trattamento

L’Organizzazione Mondiale della Sanità poi definisce in maniera ancora più elaborata la qualità di vita come: “una percezione individuale della propria posizione nel contesto di vita della cultura e del sistema di valori in cui si vive ed in relazione con i propri obiettivi, aspettative, standard e preoccupazioni”, evidenziando così che quanto le persone siano soddisfatte o infastidite dalla loro qualità della vita è una questione altamente individuale e personale.

Sulla scia di questo concetto, il progetto

“3DPrint2Enable. Sviluppo di ausili personalizzati co-progettati con l’utente e stampati in 3D per superare difficoltà quotidiane e professionali nell’uso della mano”

si pone come uno dei tanti obiettivi trasversali dell’Ateneo dell’Università degli studi di Modena e di Reggio Emilia nell’ambito dell’inclusione sociale e del benessere sui luoghi di vita e di lavoro attraverso la riduzione della stigmatizzazione della disabilità, temi sui quali anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, co-finanziatrice del progetto, sta svolgendo un ruolo di sostegno fondamentale.

Nello specifico il progetto è nato inizialmente, attraverso un primo lavoro di tesi, all’interno del corso di laurea in Terapia Occupazionale, per poi espandersi ad ulteriori progetti di tesi sia all’interno del corso di laurea in Terapia Occupazionale, che di quello in Ingegneria Meccanica e perciò vede attualmente come base di lavoro un team multi-professionale composto da: Terapisti Occupazionali, Medici ed Ingegneri.

Il progetto nasce dalla collaborazione di due Dipartimenti interni all’Ateneo: il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Materno-Infantili e dell’Adulto ed il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”.